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14 dicembre

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La mano scrive, il cervello ringrazia

La mano scrive, il cervello ringrazia

Abramo Lincoln, quando nel 1863 ha firmato il Proclama di Emancipazione deve aver pensato che il segno lasciato dalla sua penna fosse davvero molto importante. Infatti, nei momenti precedenti alla cerimonia aveva stretto molte mani e sentiva di avere una mano tremante e intorpidita. Il presidente voleva lasciare un tratto preciso e sicuro, conscio che oltre al suo nome, con quella firma scritta a mano, avrebbe lasciato alle generazioni future anche l’importanza di quel gesto e le sue emozioni. Lincoln, prima di compiere il solenne atto, si riservò il tempo di prepararsi alla scrittura.

Oggi, a oltre 150 anni di distanza, gli Stati Uniti d’America si stanno avvicinando ad una svolta epocale: eliminare completamente l’insegnamento della scrittura a mano a partire dalla seconda elementare, nella quale verrà sostituita dalla scrittura digitale con tablet e computer. Infatti sono già 45 gli Stati che hanno deciso di allinearsi agli Standard Common Core ed eliminare quest’insegnamento dalle loro scuole.

Il dibattito oltreoceano è di stretta attualità. Chi è a favore dell’iniziativa sottolinea come non ci siano motivazioni valide, se non la sola “nostalgia del foglio e della penna”, per insegnare ai bambini la scrittura a mano. Dall’altra parte neuroscienziati e psicologi sembrano avere molti più argomenti a favore di questa pratica, che tra i molti aspetti positivi avrebbe il miglioramento di apprendimento, memoria e creatività.

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