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03 novembre

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Equivoco sociale ed educazione

Equivoco sociale ed educazione

"In relazione al momento storico, sociale e culturale che stiamo vivendo, ritengo più che mai importante produrre una sottolineatura sull’idea di responsabilità che la società civile ha il compito di assumere su di sé per guidare efficacemente lo sviluppo sociale e tutelare i diritti dell’infanzia. In questa prospettiva, ogni individuo diventa responsabile nella misura in cui è chiamato a fornire orientamento alle nuove generazioni, a collaborare e cooperare per rendere il tessuto comunitario sempre più coeso e capace di azioni socialmente sostenibili.

Il primo concetto che affrontiamo, interrogandoci su quale sia il compito della società oggi, è quello di ruolo: il ruolo che ogni singolo individuo è chiamato a rivestire nel contesto in cui vive. Il concetto di responsabilità è funzione diretta dell’idea di ruolo: “se io sono questo, cosa mi compete?”. La responsabilità è da intendere come capacità di dare risposta: ognuno di noi è dotato di una responsabilità civile e sociale, una responsabilità che, se assunta, diventa trainante per lo sviluppo sociale stesso. E’ necessario che ognuno senta e faccia crescere in sé questa capacità durante l'intero arco della vita , dal suo nascere al suo morire. E’ essenziale che ogni uomo si renda responsabile delle sue azioni comunque educative , coinvolgendo se stesso in prima persona in tutto ciò che fa.

E’ in questa prospettiva che ritengo rilevante introdurre il concetto di “equivoco sociale”: una specifica dinamica della nostra organizzazione sociale secondo la quale ogni individuo tende a demandare ad altri la responsabilità delle proprie scelte e della propria vita. L’uomo sembrerebbe essere, secondo questa visione, sempre più disorientato, sempre meno capace di scegliere il proprio futuro e di produrre da sé le risposte fondamentali che la vita gli richiede. Questo fa si che un’intera società possa cadere in un fraintendimento, ovvero, delegare anche ciò che compete a ognuno di noi, creando una sorta di separazione dalla nostra esistenza e da quella degli altri: “io non posso fare nulla per me stesso e per la società nella quale vivo”.

Il momento che stiamo vivendo, non facile, rende prioritario superare questo equivoco e spinge ad aprirci ad una rinnovata cultura della responsabilità nelle sue declinazioni economiche, sociali, politiche ed etiche. Occorre intervenire con azioni che richiedano una profonda conoscenza del territorio, della società e dell’uomo. Questa presa di coscienza si rivela così, per l’evoluzione umana, un atto necessario al quale non possiamo sottrarci, una risposta nuova ad antichi quesiti: la priorità del nostro tempo.

Il passaggio ad una corretta delega è un passaggio fondamentale, perchè ogni giorno deleghiamo alle istituzioni e alle agenzie educative buona parte dell’attenzione verso i nostri figli. Una corretta delega è il frutto di un diretto coinvolgimento nella società e nella corretta crescita dei bambini di oggi, gli uomini di domani . In questo processo è importante, allora, comprendere che la delega non può restare senza un controllo: tutti noi dobbiamo controllare la qualità del processo educativo, in qualunque ambito esso venga svolto. Questa assunzione di ruolo implica, dunque, la verifica che ciò che viene realizzato venga fatto al meglio delle possibilità di cui ciascuno è capace, poiché l’insieme è responsabile del frutto che l’insieme stesso produce.

Ogni elemento, in quest’ottica, deve essere riconsiderato dal punto di vista della relazione. Interrogarsi, dunque, sul valore della relazione è Il passo che dobbiamo compiere per poter mettere in moto un progresso reale, per illuminare il nostro futuro. Educare, ex- ducere, tirare fuori da ogni bambino e uomo la sua capacità di relazione, di collaborazione, di integrazione con la diversità, per fruttare un modo di incontrarsi che generi un punto di unione, che diventi, poi, capacità operativa."

Patrizio Paoletti